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Aiuto!!! Mi sono rivolta ad un investigatore privato non autorizzato!!

Inviata da Samantha. 13 gen 2017 4 Risposte

Buonasera,
il mio nome è Samantha, ho 23 anni e sono una Guardia Particolare Giurata, vi scrivo per avere delle delucidazioni su un fatto che mi è accaduto in questi ultimi giorni.
Preoccupata dalle compagnie di dubbia genuinità che frequenta mia sorella minore, di anni 19, mi sono rivolta ad un investigatore privato della mia zona prendendo gli estremi da un volantino affisso in una bacheca pubblica. Al contatto telefonico con lo stesso, e spiegata la mia richiesta, acconsente ad un incontro. Mi da appuntamento all'indomani a mezzogiorno in un parco pubblico. L'investigatore si presenta educato, cordiale ed anche molto professionale, ha circa la mia età al massimo un paio di anni in più, addirittura il vestiario lo riconduce vagamente ad un investigatore privato in quanto indossava una camicia bianca con cravatta rossa ed un soprabito marroncino stile impermeabile (tipico abbigliamento da stereotipo dell'investigatore privato).
Ci accomodiamo in una panchina in disparte rispetto agli altri visitatori del parco e comincia a pormi domande su mia sorella ed i suoi amici/amiche. Fin quì tutto bene, poi, presa maggior confidenza, scherzando gli dico che mi sarei immaginata un incontro presso un ufficio con tanto di targa e nome sulla porta a vetro, magari polveroso e pieno di cartellette, scaffali archivi, scatoloni ed una scrivania di legno (si esatto, tipico stereotipo dell'ufficio di un detective), resta un istante in silenzio e poi mi risponde che sarebbe il suo sogno riuscire ad avere un suo ufficio dove poter praticare la sua professione. A quel punto mi informa che lui non possiede alcun tipo di autorizzazione da parte della Prefettura per poter praticare come investigatore privato, questo a causa dell'impossibilità sua di essere riuscito a trovare un investigatore privato disposto a prenderlo in praticado, quindi lui si è definito "investigatore privato non autorizzato". Mi parla anche di come questo lavoro per lui significhi molto, significhi realizzare un sogno, e mi confida anche di aver portato a termine un altro paio di casi per conto proprio, uno per infedeltà riuscendo a pedinare e fotografare l'ignara moglie del cliente in rapporti con l'amante e l'altro mi dice, un caso simile al mio, un genitore preoccupato per il figlio che frequentava brutte compagnie, mi dice che è riuscito a fotografare il figlio del cliente mentre vendeva cannabis a suoi coetanei.
A quel punto mi viene da chiedergli se lui può comunque praticare e risolvere questo tipo di casi, mi risponde di si, perchè quello che va a fare lui non viola alcuna legge in quanto fotografare in luogo pubblico si può fotografare, e mi pone l'esempio di quando ha fotografato i due amanti che si scambiavano un bacio, li ha fotografati in luogo pubblico quindi non è andato a violare la privacy, ed anche l'altro suo caso del figlio che spacciava, è riuscito a fotografarlo fuori dal cortile della scuola, e mi dice che anche in questo caso non è andato a violare la privacy. Mi dice anche che le prove da lui raccolte non possono essere provate in tribunale in quanto lui è sprovvisto di autorizzazione, ma può redigere una relazione con verbale e foto allegate da consegnare al cliente, il quale la consegnerà poi al suo avvocato e da lì in poi spetterà all'avvocato far valere le prove raccolte, magari affermando in processo che tali prove siano state raccolte dal cliente, escludendo così il coinvolgimento dell'investigatore dal processo.
Dopo la chiacchierata ci siamo lasciati con l'accordo che lo avrei ricontattato in caso avessi voluto proseguire ingaggiandolo ed affidandogli il caso.
Dopo questa conversazione con l'investigatore ho deciso di informarmi meglio, ma sul web non si trovano molte risposte, quelle che ho trovato sono poche, ad oggi non c'è stata nessuna condanna penale per un investigatore privato "abusivo", in quanto per far valere la legge sulla professione abusiva, la stessa deve essere "continuativa" (es. Medici, commercialisti, geometri ecc.) E non "occasionale" come nel suo caso.
Da quì vi scrivo per avere maggiori delucidazioni, non ho voglia di denunciare questo ragazzo in quanto mi sembra una persona in gamba che dimostra professionalità e ciò che gli impedisce di lavorare "in regola" è soltanto colpa di leggi sbagliate che impongono praticandi molto difficili da cercare e trovare per svolgere la professione. A questo punto ecco un paio di domande:
1) In che tipo di sanzioni può incorrere l'investigatore non autorizzato ed il suo cliente (In questo caso io) se la faccenda venisse scoperta?
2) è vero che svolgendo soltanto attività quali infedeltà coniugale ecc per conto di privati tale persona non viola alcuna legge?
Vi ringrazio in anticipo per le risposte che vogliate darmi, la situazione per me è delicata in quanto, essendo una guardia giurata non posso permettermi di incorrere in alcun tipo di sanzioni per essermi rivolta ad un investigatore privato non autorizzato.
Grazie.

Samantha

Miglior risposta

Buongiorno,
nell’affrontare il suo quesito ritengo debbano essere fatte delle premesse di carattere generale sull’attività dell’investigatore privato e qualche riferimento alla normativa di applicazione, con indicazione delle ultime sentenze di Cassazione.
L’attività investigativa privata è regolamentata dall’art. 134 TULPS, nello specifico dal D.M. 269/2010 e dalla pubblicazione del Vademecum Operativo che ha fatto chiarezza in merito agli aspetti legati ai requisiti professionali che l’investigatore professionista ed i suoi collaboratori devono avere per poter operare nel territorio.
In particolar modo viene ribadito il concetto che un soggetto puo’ incaricare un’agenzia investigativa solo se questo debba difendere un diritto in sede giudiziaria. Questa rappresenta una condizione "sine qua non" per l’avvio dell’attività investigativa, che deve essere svolta senza l’ausilio di tecnologie legate alle intercettazioni (poiché le stesse ricadrebbero in fattispecie di reati, previsti dal codice penale e di procedura penale, per i quali il Legislatore ha previsto l’aggravante se commesse da un investigatore professionista).

Quali sono dunque le attività lecite, nel caso esposto dall’utente:
- Pedinamento (statico e dinamico)
- Pedinamento attraverso GPS satellitare
- Riprese video/fotografiche

Quale valenza hanno, dunque, le prove fornite lecitamente dall’agenzia investigativa?

Sino a poco tempo fa il rapporto investigativo non rappresentava una prova certa delle circostanze in esso descritte, poiché considerato “scritti provenienti da terzi”; rappresentava dunque una prova “atipica”, ammessa a discrezione del giudice solo in determinate occasioni e peraltro considerata giuridicamente valida, solo con la testimonianza del titolare dell’agenzia che aveva redatto il report.

Secondo l’orientamento giurisprudenziale più recente - Cassazione Civile 23 maggio 2014 n. 11516 – le PROVE FORNITE DALL’AGENZIA INVESTIGATIVA DEVONO ESSERE RITENUTE “OGGETTIVAMENTE VALIDE” SE QUESTE SONO PRODOTTE LEGITTIMAMENTE e se il materiale sviluppato (foto/filmati) non sia stato artefatto in alcuna maniera.
Questo vuol dire che le prove raccolte devono essere prodotte unitamente al dispositivo che ha consentito l’archiviazione (potrebbe essere infatti richiesta una perizia di parte sulle fotografie scattate, da qui l’esigenza di conservare la scheda di memoria, ad esempio, della macchina fotografica).

Per quanto concerne l’abusivismo, chiunque esercita abusivamente una professione infrange la legge (art. 348 C.P.) ed è punito con la reclusione fino a sei mesi.
Per svolgere l’attività di detective privato occorre una “speciale abilitazione” denominata licenza rilasciata dalle PREFETTURE (U.T.G.); va da se che chi svolge l’attività senza autorizzazione commette un reato penalmente perseguibile e le eventuali prove raccolte non possono essere utilizzate nel procedimento civile/penale.


Cordiali saluti,

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Dr Enrico Barisone

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Salve Samanta,

chiunque esercita abusivamente una professione infrange la legge (art. 348 C.P.) ed è punito con la reclusione fino a sei mesi, Per esercitare o fare indagini sia civili che penali, occorre una licenza autorizzata dalla Prefettura . Considerando non siano iscritti in appositi albi, e' ovvio che svolgere tale professione, anche se occasionalmente e gratuitamente, senza la necessaria autorizzazione costituisca reato penale.
Le consiglio vivamente di lasciare perdere e di affidarsi ad una agenzia autorizzata. Per qualunque ulteriore informazione può contattarmi tramite portale e cercherò di darle maggiori informazioni a riguardo. Cordiali saluti da Agenzia Investigativa De Rossi Franco

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Svolgere l'attività di investigatore senza autorizzazioni e' un reato penale

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29 GEN 2017

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Buonasera Samanta,

chiunque esercita abusivamente una professione infrange la legge (art. 348 C.P.) ed è punito con la reclusione fino a sei mesi (ed una multa assai esigua). Poiché per fare il detective privato occorre una “speciale abilitazione” denominata licenza rilasciata dalle PREFETTURE (U.T.G.), nonostante essi non siano iscritti in appositi albi, sembra ovvio che svolgere tale professione, anche se occasionalmente e gratuitamente, senza la necessaria autorizzazione costituisca reato penale.
Le consiglio vivamente di lavorare perdere e di affidarsi ad una agenzia autorizzata.
Cordiali saluti

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